#CacciaunNO – Caro presidente Gentiloni, i lupi vanno protetti non uccisi

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Le associazioni animaliste sono in pieno tumulto a causa di una notizia sconcertante: a partire da marte prossimo, in Italia potrebbe riaprirsi la caccia al lupo.

Molto presto la Conferenza Stato Regioni verrà convocata per approvare il nuovo piano nazionale di conservazione che prevede, tra le altre cose, la possibilità di tornare ad uccidere i lupi.

Definito uno ” sport ” o un ” hobby ” che personalmente ho sempre disapprovato. Vi piacerebbe se qualcuno, magari i lupi stessi, per gioco, prendessero in mano un fucile ed iniziassero a sparare alle vostre famiglie?

E’ la domanda che mi pongo ed è anche quella che sorge spontanea poiché gli animali, in generale, sembrano restare sempre all’ultimo gradino della scala sociale.

Se non addirittura totalmente esclusi.

Bisognerebbe educare non soltanto le nuove generazioni ma anche quelle attuali e di un’epoca, ormai passata, al rispetto degli altri.

Non importa se hanno 4 zampe e non possono parlare utilizzando delle frasi di senso compiuto, meritano lo stesso riguardo che avreste per un bambino o chiunque possa starvi a cuore.

Quest’abominio privo di qualsiasi ragionevole senso logico, dovrebbe avere fine una volta per tutte!

“Si tratta di una prospettiva gravissima, tecnicamente inefficace ed eticamente inaccettabile – asseriscono le associazioni Enpa, Lac, LAV, Lipu e Lndcche rischia di far ricordare il Presidente del Consiglio Gentiloni come colui che, dopo 46 anni, ha riaperto la caccia ai lupi. Istituire la caccia al lupo è contro qualsiasi logica ed etica ambientale e rischia di rimettere in discussione lo stato di conservazione del lupo in Italia, anche attraverso un indiretto ma probabilissimo incentivo agli atti di bracconaggio contro la specie. “Il Presidente Gentiloni è chiamato dunque ad una riflessione in considerazione dell’alto incarico istituzionale che ricopre e della sua stessa esperienza in campo ambientalista, visto anche il passato da direttore di un’importante testata giornalistica specializzata in questo campo.” 

“Per i lupi – continuano – non sono possibili abbattimenti realmente selettivi e gli effetti di tali abbattimenti sono sempre imprevedibili. I comportamenti predatori non diminuirebbero ma potrebbero invece aggravarsi, come successo in altri Paesi. Infine, la misura degli abbattimenti non avrebbe alcun effetto positivo sulle tensioni sociali e anzi potrebbe aggravarle, con la richiesta di nuovi e continui abbattimenti e una maggiore tolleranza verso atti di bracconaggio e di “giustizia” privata.”

Ma non finisce qui, dichiarano inoltre che “La riapertura della caccia al lupo vanificherebbe di fatto i contenuti positivi del piano, che prevede  numerose azioni con l’obiettivo di diminuire la conflittualità sul territorio tra gli interessi umani, la presenza del lupo e rilevanti attività a tutela del lupo, quali il contrasto del bracconaggio e la prevenzione delle ibridazioni tra lupi e cani, causa dei maggiori contrasti con le attività produttive sul territorio. Tra le previsioni del piano, si rileva con favore la cancellazione, rispetto alla prima stesura di ottobre 2015, della possibilità di abbattimento dei cani vaganti, per la cui gestione è invece prevista una più puntuale e decisa applicazione, da parte delle Regioni, delle misure previste dalla legge nazionale 281/91  sulla prevenzione del randagismo.“

“Il nuovo piano – concludono – proprio perché concepito allo scopo di migliorare la convivenza tra gli interessi umani e le popolazioni di lupo, non può dunque prevedere il consueto, inefficace, antiquato ricorso al metodo venatorio, ancor di più perché eticamente inaccettabile. Per questo motivo chiediamo ai Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome, che martedì saranno chiamati a votare il piano nella conferenza Stato Regioni, di pretendere l’eliminazione del paragrafo che intende consentire l’uccisione dei lupi. Diversamente, per il nostro Paese, riconosciuto all’avanguardia a livello internazionale nella conservazione del lupo con una legge che vieta gli abbattimenti dal 1971, sarebbe un grave errore e un clamoroso ritorno al passato.”

Per riassumere il tutto in pochi ed essenziali punti, le ragioni per cui non dovrebbe essere permessa l’uccisione dei lupi:

  • perché non esistono dati precisi e attendibili sulla popolazione di lupi in Italia;
  • perché lo stato di conservazione del lupo potrebbe essere pericolosamente compromesso; 
  • perché non sono possibili abbattimenti realmente selettivi e gli effetti sono sempre imprevedibili;
  • perché non diminuirebbe i comportamenti predatori ma potrebbe aggravarli, come in altri Paesi; 
  • perché non avrebbe effetti positivi sulle tensioni sociali e, anzi, potrebbe comportare una maggiore tolleranza verso atti di bracconaggio e di “giustizia” privata. 
  • Da 46 anni i lupi sono specie particolarmente protetta.

Sono ben 46 anni, non un giorno. Non vedo per quale razza di motivo non dovrebbe continuare ad essere così, diciamo… per sempre!

Da qui, il via all’hashtag #cacciaunNO. Deciso e senza ripensamenti, caro presidente Gentiloni.

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