I pensieri della sera

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Quint Buchholz
Io ci provo.
Ogni stramaledettissimo giorno della mia vita provo a lavorare su me stessa. Provo a essere trasparente. Cerco di essere gentile, corretta. Provo a mettermi nei panni degli altri.
Provo a fare un passo avanti, anche quando finisco per essere un po’ come i passi della capoeira, il corpo va indietro per poi avere un buono slancio in avanti.
Mi critico molto, mi perdono. Ricomincio tutto daccapo.

Mi arrabbio pure un sacco, poi perdono. Ma fino ad un certo punto.
Mi incazzo come una iena finché non arriva la sera.
Ritrovandomi sfinita e un po’ triste per tante ragioni.
La vita non è un affare facile da tempo.
Non per questo smetto davvero di arrendermi, pure quando penso che non riuscirò più a rialzarmi, e invece mi scrollo di dosso le macerie per ripartire da zero.
Come tanti.
Non mi sento speciale, non penso di fare nulla di straordinario. Nulla che non faccia quasi ogni altro essere umano presente su questa terra.
Non mi sento nemmeno perfetta.
Ho fatto e faccio costantemente degli errori. Magari anche adesso, mentre scrivo e respiro soltanto, sto pensando al mio prossimo errore (senza averne ancora consapevolezza).
So soltanto che ci provo e, quando vado a sbattere contro un muro di mattoni, me ne rammarico.
Nessuno merita di essere preso, masticato e sputato via.
Nessuno dovrebbe avvicinarsi a qualcun’altro se non è in grado di restare, se non ha voglia di esserci o se ha ben altro per la testa.
È ingiusto, è una mancanza di rispetto, fa male agli altri, ci fa sembrare soltanto delle persone stronze. Tutto si trasforma improvvisamente in tante cose sgradevoli.
In più sono una che da un certo valore alle parole…
Di alcune so benissimo che vengono buttate lì, un po’ così. Quelle di cui sorridi e fai finta di crederci perché tanto sono innocue.
Ad altre, invece, so di potermi affidare.
Per qualche ragione mi rendo conto se si tratta di parole sincere, è il mio “sesto senso”. Se proprio dobbiamo dargli un’identità.
Ma poi basta davvero poco a spazzare via ogni cosa come se si trattasse di semplici foglie secche.
Aggiungici pure la mia incapacità di saper restare dove inizio a sentirmi fuori posto, indesiderata o inadeguata. Seppure per sbaglio sento che la mia presenza non è più gradita, me ne vado all’istante. È una sorta di repellente per me.
Purtroppo o per fortuna in determinate situazioni non insisto, non calco la mano.
Magari ci provo e ci riprovo…
Poi arriva quella sgradevole sensazione e mi allontano.
Tanto c’è poco da fare.
Nessuno è un giudice più imparziale di noi stessi.
Se abbiamo fatto una cazzata possiamo inventare tutte le scuse che vogliamo, ma un “sei stato/a un coglione/a” dal nostro io interiore non ce lo toglie nessuno.
Ormai l’hai combinata. Amen.
Impara dai tuoi sbagli, se puoi prova aggiustare qualcosa. Altrimenti vai avanti e prova a non rifarli ancora, ancora e ancora.
Confido nel buon senso.
Il mio, quello altrui.
Che testa di cazzo che sei, Mary. Impari tanto e non impari mai.
Che il bicchiere preferiresti vederlo mezzo pieno, mai mezzo vuoto. Come potrebbe essere (o non essere) nella realtà.
Io ci provo, poi la rabbia passa.
Resta un po’ di amara delusione insieme a qualche strato di calcare in più nel cuore.
Che devi maneggiare con maggiore cura rispetto alla volta precedente, perché te lo ritrovi sempre un po’ più danneggiato.
E ogni tanto te lo chiedi se ad un certo punto anche lui ripone a terra le armi e si arrende.
Non lo so.
Forse non voglio saperlo davvero.
Per ora mi ritrovo qui, nella mia piccola isola felice, insieme al mio solito buio, con un po’ di tristezza a tenerci compagnia.
Ho depositato le mie parole e non sono più arrabbiata.
Solo stanca.
Di quella stanchezza pungente che ti fa sentire addosso almeno 1.200 anni.
Adesso però mi fermo, faccio svagare la mente.
Mettendo sul comodino il piccolo guscio vuoto che mi si forma dentro dopo uno sfogo.
Spero non ci siano troppi strafalcioni perché stasera non ho voglia di correggere.
Poi qualche punto è sfuggito dalla mente.
Non importa, la maggior parte non è riuscito ad andare via.
Ora mi fermo un attimo.
Domani però riprendo a costruire la mia quiete.
..
P.s. L’illustrazione forse stona un po’ con il contenuto, ma è più intensa e desolata di ogni mia parola. Mi piaceva troppo per non inserirla. Avevo bisogno di qualcosa di bello.
Malinconico e bello.

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