Imprevisti e disfatti

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Aleksandra Kingo

 

C’è un uomo che si trova in un ristorante, in mezzo a una tavolata piena di gente e appoggia una mano sulla patta dei pantaloni come se nulla fosse.
In un irriverente, sensuale indisturbato attimo di voglie proibite.
Almeno finché non incontra lo sguardo di una donna che silenziosamente si accorge del misfatto, sorride con gli occhi e spinge una mano sotto la gonna continuando una piacevole conversazione con l’ignaro interlocutore che le siede accanto.

Come se nulla fosse.

Lei l’ha immediatamente colto in flagrante nel bel mezzo del suo “tranello”, lui la guarda rapito.
Chi è quella sublime creatura che senza ragione alcuna invade i suoi pensieri?
Non lo sa, non troverà risposta a nessuna delle sue domande.
Sente soltanto l’improvviso bisogno di possederla in ogni luogo possibile, in ogni centimetro di pelle.
Lei ogni tanto getta un’occhiata di sgaleccio dall’altro lato del tavolo, come se non gli stesse prestando molta attenzione.
Conosce a fondo certe fantasie, forse più di quante dovrebbero appartenere ad un animo femminile.
Ma poi chi ha il diritto di stabilirlo?
Il suo segreto si fa sempre più turgido, sempre più animalesco.
Ormai offre solo risposte automatiche a discorsi che non riesce più a sentire.
Una vampata di calore lo assale, si scusa e afferma di dover andare alla toilette.
Poco dopo anche lei fa lo stesso.
Lui è in piedi con una mano appoggiata contro la parete. Sta martoriando quel desiderio che lo rende affamato.
Ha bisogno di liberarsene e può farlo solamente lasciando fare alle sue più indecenti fantasie.
Lei invece è in piedi, appoggiata con la schiena contro il muro, le mutandine abbassate all’altezza delle ginocchia e ha un varco gonfio di piacere.
Non sta pensando a nulla, percepisce solo un desiderio all’altro capo dell’edificio e questo basta.
Entrambi assecondano la necessità del proprio corpo, entrambi raggiungono il culmine nello stesso istante.
Senza nemmeno saperlo.
Entrambi tornano al tavolo, senza un ordine preciso, e riprendono quello che stavano facendo dal punto esatto in cui un’insolita sintonia li aveva interrotti.
Il resto della serata potrà trascorrere senza grandi colpi di scena.

(Poi mi arrivano pensieri che sorridono – sui social, tra le email, nei meandri di un messaggio sul cellulare, non importa il mezzo – e le parole “infuocate” devono cedere il posto a quel lato dolce che credevo di aver seppellito così bene.

Ma è inutile, non puoi essere freddo di cuore se non ci sei nato, non puoi essere indifferente alla gentilezza quando appartiene anche a te.

E non puoi restare indifferente di fronte a un sorriso.

Uno di quelli che poi fa sorridere anche te.

Che la primavera sia davvero uno stato d’animo?

Non lo so proprio.

Oggi l’umore è buono. Sono una creatura semplice, mi basta l’essenziale per esserlo.

Avevo dimenticato questo sapore.

E finché dura mi accontento, perché la tempesta poi torna.

Adesso però non ho proprio voglia di pensarci.)

 

P.s. Nella testa di un/a lunatico/a può accadere di tutto.

#iorestoacasaeppuresorrido ?

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