Parlami d’amore (pag. 141 – 143)

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Parlami d'amore

Amélie e le sue borse piene di viveri. Amélie e la sua ipoglicemia, Amélie che s’infila un cucciolo di gatto spelacchiato dentro il cappotto, Amélie che prende in giro Thierry perché non smette mai di guardarmi, Amélie che brinda a noi due.
Amélie e il suo sorriso perenne.
«Sto insegnando l’amore a un ragazzo di ventiquattro anni» le dico d’impulso guardando la giovane coppia.
Lei si volta a guardarmi con gli occhi spalancati. Mi metto a ridere.
«Non pensare subito male.»
«Male? Sarebbe magnifico, Nicole!»
«Lui… è uno strano ragazzo, ti piacerebbe. Le nostre due macchine si sono scontrate una notte. Abbiamo messo sotto un cane. Poi… non mi ricordo più perché ci siamo rivisti. Lui è solo e… be’, ha avuto una vita un po’ complicata.» Non so perché le sto dicendo queste cose, ma all’improvviso sento il bisogno di farle sapere che Sasha è nella mia vita. «Comunque, è innamorato di una ragazza che pensa di non poter avere. E io lo aiuto a conquistarla.» Adesso mi sento un po’ nervosa. E stupida. Prendo un biscotto, anche se non ho voglia di mangiare.
«E il cane come sta?» chiede preoccupata.
«Benissimo. Ora vive con lui.» sbriciolo nervosamente il biscotto, pentita di aver iniziato quel discorso. «Mio marito sta aprendo un negozio a Losanna. Il nostro è un matrimonio felice.»
L’ho detto troppo in fretta.
Lei mi guarda con gli occhi di Thierry. Io giro il viso, non lo posso sopportare.
«E Serge come sta?» chiedo con tono mondano mentre noto che il ragazzo ha deposto le armi e si sta lasciando baciare.
«Oh, bene. Zappa l’orto, pianta ulivi e continua a dare consigli finanziari a tutti i nostri amici, anche se non li chiedono. Siamo stati due mesi in India. Lui si è preso la dissenteria e ha giurato che quello era l’ultimo viaggio che faceva, che era troppo vecchio eccetera. Non sa ancora che per l’estate saremo in Giappone. Lì non ci sono problemi di acqua potabile» ridacchia, poi cambia tono di voce, diventa seria, «e poi non voglio che abbia troppo tempo per pensare.» La frase successiva si abbatte su di me senza preavviso. «È diventato molto silenzioso, da quando Thierry è morto.»
Mi volto di scatto, come se fossi stata colpita da una frustata. Non erano questi i patti. Mi sento pugnalata a tradimento. La guardo con stupore e rabbia.
Come osa?
Amélie mi guarda, calma. Abbasso gli occhi per non mostrarle la mia furia. Vorrei schiaffeggiarla. Vorrei prenderla per i capelli. Vorrei ucciderla.
Lei mi prende la mano. Io l’abbandono fra le sue. Inerte, fredda. Faccio finta che quella mano non sia mia.
«Nicole… Thierry è morto. È morto dodici anni e otto mesi fa.»
Perché mi stai facendo questo?
«Lui è morto e noi siamo sopravvissuti.» Arrotola lentamente quella parola come per farmene sentire tutto il peso. O la leggerezza. «La prepotenza della vita è crudele, Nicole. Io e Serge a volte ci divertiamo. A volte ridiamo. Dobbiamo perdonarci di essere vivi. Altrimenti tutto questo…» fa un gesto piccolo, ma è come se comprendesse il cosmo, «non avrebbe senso.»
Perché mi stai facendo questo?
«Thierry era meravigliosamente innamorato della vita. Ma era malato. Era solo con il suo male. E con il suo spasmodico, esagerato, disperato amore per la vita. Le pillole stavano uccidendo quella che lui considerava la sua parte migliore. Sapeva cosa rischiava quando ha deciso di non prenderle più. Sapeva cosa faceva rischiare a noi.» Mi stringe più forte la mano. Io sto fissando ostinatamente le crepe sotto le mie scarpe. «Nicole, guardami..»
No.
«Guardami, ti prego.»

“Parlami d’amore”, Silvio Muccino & Carla Vangelista

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