Parlami d’amore (pag. 390-392)

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Parlami d'amore

«Nicole…»
«Continua a dormire.»
«Dove vai?»
«A comprare qualcosa. Il frigo è vuoto.»
«Vengo con te?»
«No.»
«Vengo con te.»
«No.»
«Nicole.»
«Cosa?»
«Niente. Solo Nicole.»
«Dormi.»
«Ma tu torni, vero?»
«Sì.»

Un clacson suonerà violento, rabbioso, ostile, come una perfetta colonna sonora, facendola sobbalzare, E lei sentirà fame. E sete. E la vita quotidiana entrerà di prepotenza in quella stanza come un serpente velenoso. Striscerà sul letto disfatto e separerà con il suo corpo umido le due metà di quel letto. Allora lei non sopporterà di essere sola sul suo iceberg amputato e dovrà alzarsi. Si vestirà in silenzio, in fretta, con rabbia, con dolore. Le cadranno le chiavi e quel rumore lo sveglierà mentre lei è sulla porta. Si fermerà come un ladro colto in fallo. Come un assassino che ha appena ucciso. Lo guarderà. Vedrà gli occhi scomposti dal sonno, i capelli arruffati, il sorriso lento e sazio di quelli che si svegliano dopo l’amore. Avrà voglia di lui fino a sentirsi già sfinita. E si odierà.

 

 

 

 

Sento la porta di casa chiudersi piano. Con delicatezza, com’è delicata Nicole. Apro gli occhi che fino a quel momento ho tenuto chiusi per permetterle di esaminare a fondo il mio corpo, la mia anima, i nostri sensi pacificati da una fame finalmente appagata.
Non ho paura.
Perché ora so cosa c’è dietro la porta numero 4.
C’è vita, c’è amore, c’è il per sempre, c’è un solo attimo, c’è la meravigliosa certezza di non sapere.
Dietro alla mia porta numero 4 c’è Nicole.
Il cuore accelera i battiti. Il mio corpo è caldo, caldo come l’ha reso lei con le sue mani, con la sua lingua, con il suo buio pieno di luce.
Il cuore accelera i battiti perché so cosa sta pensando adesso, mentre cammina in fretta o lentamente sul marciapiede.
Aspettami. Ti prego, aspettami. Torniamo a casa insieme.
Salto giù dal letto, mi vesto in fretta e furia, jeans, maglietta, i calzini… dove sono i miei calzini? Ma chi se ne frega, le scarpe, l’acqua gelata sul viso. Affondo la faccia nell’accappatoio di Nicole, aspiro l’odore della mia donna.
Tu non sei mai stata capace di dirmelo. E io ti amo anche per la tua paura.
Ma io non ne ho più. Non ho più paura, e forse, per questa strada scomoda e piena di futuro, ti devo condurre io.
Afferro il mio cellulare, apro la porta, lascio che sbatta alle mie spalle perché io sto già correndo giù per le scale, mentre compongo il suo numero.
Buona fortuna, Nicole. Buona fortuna, Sasha.

“Parlami d’amore”, Silvio Muccino & Carla Vangelista

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