Ravioli vegani ripieni di caprese

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Se pensavate di farla franca, rassegnatevi. Ogni piatto racchiude una storia più o meno rintracciabile!  😆

Quest’oggi sale sul palco l’insalata più minimale e genuina di sempre: la caprese.

Salta subito all’occhio il richiamo della sua città di origine, la splendida Capri.

Come ogni ricetta che si rispetti, anche lei si trova nel mirino di ben due leggende contro un solo documento storico che pare accertarne la nascita.

La prova storica

Sono gli anni Venti e la caprese finisce per la prima volta sul menù dell’Hotel Quisisana, a Capri.

Pare che facesse parte di una serie di portate all’avanguardia preparate appositamente per far colpo su Filippo Tommaso Marinetti, scrittore, poeta e fondatore del movimento futurista italiano.

Per venire incontro ai gusti di un intellettuale che più e più volte aveva mostrato la sua riluttanza nei confronti della cucina tradizionale, nacque un’insalata che ricordava i colori della bandiera italiana. O per meglio dire un’ancora di salvezza dal classico piatto di pasta che Marinetti definitiva «passatista di pesantezza».

La storia dell’operaio patriottico

Tanti altri sostengono che il merito appartenga a un muratore particolarmente attaccato al suo paese. Per rendergli omaggio prese una bella pagnotta e la riempì con pomodoro, mozzarella e qualche foglie di basilico.

Una succulenta portata da mettere sotto i denti nella pausa pranzo!

Il Re Farouk e i morsi della fame

Ultimo, ma non per importanza, giunge fino a noi da un luogo remoto.

Nel 1951 Farouk, re d’Egitto, si recò in visita a Capri con tanto di famiglia al seguito.

Si era fatto pomeriggio, il sole illuminava le strade italiane e al sovrano iniziava a brontolare lo stomaco (ebbene si, anche loro sono umani)!

Così chiese di poter fare un pranzo veloce per placare l’appetito e gli portarono un panino farcito con… indovinate cosa?

La caprese, ovviamente.

Inutile aggiungere che rimase estasiato dai nostri sapori mediterranei.

Le storie sull’insalata più apprezzata al mondo sono giunte al termine. Se ne conoscete altre o volete farmi sapere la vostra lasciate pure un commento qui sotto.

 

INGREDIENTI (PER 4 PERSONE)

  • 250 gr di semola di grano duro
  • 80 gr di farina di ceci
  • 1 cucchiaio di olio evo
  • acqua q.b.
  • ½ cucchiaino di curcuma
  • 1 cucchiaino di sale

PER IL RIPIENO

  • 150 gr di pomodori ciliegino
  • 1 mozzarella di riso
  • basilico secco (o fresco se preferite) q.b.
  • olio evo, sale e pepe q.b.

PREPARAZIONE

Su una spianatoia disponete le farine a fontana e al centro versatevi l’olio, la curcuma e il sale.

Aggiungete un po’ alla volta l’acqua a temperatura ambiente quindi iniziate a lavorare tutti gli ingredienti fino ad ottenere una pasta liscia e soffice (ma non appiccicosa).

Avvolgete l’impasto nella pellicola e lasciate riposare in frigo per circa 30 minuti.

Nel frattempo tagliate a cubetti i pomodorini e la mozzarella; condite il tutto, mescolate e riponete il ripieno in uno scolapasta così da eliminare il liquido in eccesso.

A questo punto riprendete il panetto di pasta e dividetelo in due parti.

Spolverate di semola il vostro piano di lavoro e stendete gli impasti con un mattarello. Dovranno essere sottili come carta velina.

Posizionate sulla prima sfoglia dei piccoli mucchietti di farcia, lasciando un po’ di spazio tra una porzione e l’altra e inumidite i bordi con un goccio d’acqua.

Servitevi della seconda porzione d’impasto steso per ricoprire il tutto.

Ritagliate man mano la pasta con uno stampo a forma di cuore, avendo cura di controllare che la pasta sia ben sigillata.

Cuocete i ravioli in una casseruola con acqua salata bollente e non appena vengono a galla scolateli con una schiumarola.

Conditeli a piacere.

Personalmente – per quanto possa sembrare ridondante – ho optato per una deliziosa passata di pomodori ciliegino.

Il risultato è garantito!  😉

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