Spot Parmigiano Reggiano – Ed è subito polemica

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Siamo alle solite… una scelta di marketing piuttosto azzardata alza un polverone, ormai non è niente di nuovo.

Abbiamo cominciato con i gioielli della Pandora, siamo andati avanti con la pubblicità della Buondì e prima ancora chissà quanti altri hanno cavalcato l’onda di cui nemmeno ci ricordiamo più.

La gente si indigna per l’ennesimo spot studiato a tavolino.

Per chi non fosse a conoscenza dell’annosa polemica del giorno, faccio un breve riassuntino.

Il Consorzio del Parmigiano Reggiano lancia uno spot – diretto da Paolo Genovese – della durata di 30 secondi nel quale si vede l’attore Stefano Fresi intento a spiegare ad un gruppo di ragazzi le mansioni di un certo Renatino, “che lavora qui da quando aveva 18 anni, tutti i giorni. 365 giorni l’anno”.

Tra lo stupore generale dei giovani, una ragazza chiede con irreale sorpresa al dipendente “Ma davvero lavori 365 giorni l’anno e sei felice?” e lui si limita a rispondere soltanto con un sì.

Va bene, siamo d’accordo. È tutto finto.

Renatino non si chiama così, potrebbe non essere un lavoratore sottopagato e sfruttato dal colosso del formaggio.

Se poi vogliamo dirla proprio tutta questo è un estratto – come ci fa notare il video stesso – di una storia lunga 25 interminabili minuti.

Ecco forse l’unica cosa su cui potrei aver voglia di polemizzare è proprio la durata complessiva di questa campagna!

Per il resto ritengo che sia tutto estremamente macchinoso e irreale: a partire dall’esasperato interesse del gruppo e proseguendo con la sublimazione del prodotto (dai, Genovese, non ci siamo mai dimenticati del sacro Parmigiano Reggiano).

Insomma non voglio farla troppo lunga.

Sui social è un continuo fuoco di paglia, il “dibattito pubblico” vuole che si parli di sfruttamento sul lavoro, come avevo accennato poco fa, riferendosi a una determinata strategia comunicativa, non a quel compromesso (se così possiamo definirlo) a cui la maggior parte di noi – nella vita reale – deve scendere. Oltre all’improbabile idea che uno dovrebbe pure essere soddisfatto di vivere una condizione simile.

Il focus resta sul politically (in)correct, su una serie di frasi infelici volutamente espresse e non sul problema o, meglio, sulle possibili soluzioni per risolverlo.

Bene, ma nemmeno troppo.

Inutile dire che la risposta di Fresi non si è fatta attendere, così come quella del Parmigiano Reggiano: si voleva esaltare la bontà nonché la genuinità del prodotto, nulla di più.

E ancora: l’azienda modificherà lo spot per non offendere nessuno.

Ah, meno male! Una storia a lieto fine di cui avevamo bisogno.

Qual è la l’indignazione da tastiera di domani?

Non è necessario aggiungere altro. Ci siamo già capiti.

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