Da Washington al resto del mondo: la Women’s March contro Trump

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Non sono passate neanche 24 ore dall’insediamento di Donald Trump, 45esimo presidente degli Stati Uniti, che già riesce a far incazzare qualcuno.

Nasce così il Women’s March che ha dato il via, a Washington, ad una protesta in piena regola da parte di centinaia di migliaia di donne (ma anche molti uomini) indignate per le idee sessiste e discriminatorie del neo presidente.220557398-2ea63d18-8537-44e6-98ec-cf68bea9c9b0

Un movimento creato per non permettere a nessuno di mettere le mani sui diritti umani, un evento che pretende rispetto per ogni essere umano, soprattutto nei confronti delle donne, gli stranieri, i disabili e gli omosessuali (presi particolarmente di mira da Trump).

Gli organizzatori di questo significante evento spiegano la Women March, sul loro sito web, così: ” Siamo convinti che i diritti delle donne, siano diritti umani ed i diritti umani siano diritti delle donne. Dobbiamo creare una società, in cui le donne – incluse le donne nere, le Native, le donne povere, le immigrate, le disabili, lesbiche e trans -siano libere ed in grado di prendersi cura e nutrire le loro famiglie, in qualsiasi modo esse siano composte, in sicurezza, in un ambiente sano e libero da impedimenti strutturali. “

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Ma c’è di più. Tra i traguardi prefissati c’è anche quello riservato interamente alla salvaguardia dell’ambiente ed obiettivi mirati alla riduzione dell’inquinamento.

Persino molte star del mondo dello spettacolo sono scese in piazza a protestare: da Scarlet Johansson a Katy Perry, fino a Madonna con ha parlato di ” una rivoluzione dell’amore “, ed ancora Robert De Niro, l’ex segretario di Stato John Kerry, Mark Ruffalo e molti altri.

https://www.youtube.com/watch?v=-6ofCjjUz-Q

Una protesta pacifica partita dai giardini del National Mall diretta verso la Casa Bianca!

E per concludere in grande stile come segno distintivo, Pussyhat per tutti. Cappelli di lana rosa con le orecchie da gatto come simbolo del pink power (il potere rosa).

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Indossato non soltanto dalle donne ma anche da uomini, animali, statue e pupazzi.

Nato da un’idea di due amiche a Los Angeles, in soli due mesi e grazie ai social network, si è trasformato in un fenomeno globale.

Il termine ” Pussyhat ” nasce da un gioco di parole, quali pussy ovvero gattinahat che vuol dire cappello. Utilizzato anche per dire ” bella ragazza “.

Ma rappresenta in particolar modo un evidente riferimento ad una discutibile dichiarazione del 2005 (saltata fuori soltanto un mese prima dell’Election Day) di Trump, nella quale esprimeva il suo rapporto, per così dire, con le donne potendo vantare di un ruolo importante: ” Le afferro per le parti intime, quando sei una star te lo fanno fare. Ti fanno fare di tutto. “

Comunque sia l’appello di Women’s March è chiaro. ” Hear our voice “, ascolta la nostra voce.

#Women’sMarch

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