Buricche – Una ricetta ebraica

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La festa della donna si avvicina e non voglio ricadere nei soliti cliché su quanto siano fantastiche le donne, esprimere disapprovazione in quanto ci meritiamo di più di un giorno all’anno e così via.

Resto sempre dell’idea che indipendentemente dal sesso esistono esseri umani meravigliosi, tanto quanto quelli orribili.

D’altro canto solo perché l’argomento non viene manco menzionato questo non vuol dire che un uomo non può avere altrettante difficoltà sul lavoro o nella sfera personale.

Viene considerato il “sesso forte” o semplicemente quello più avvantaggiato rispetto a noi dolci donzelle ma in un certo senso penso che spesso vengano sottovalutati.

Chi soffre, chi ama, chi è fragile, chi combatte…

Abbiamo tutti i nostri demoni da affrontare, uomo o donna che sia.

Comunque sia chiudo questa piccola parentesi per mettere a fuoco la notizia del giorno.

Donne lunatiche di tutto il mondo (me compresa), riunitevi!

Essere emotive rappresenta un fattore caratteriale molto positivo.

Qualcosa però mi dice che lo sia più per noi che per gli altri.  😆 

Lo afferma Julie Holland, una psichiatra americana, nel suo libro “Moody Bitches: The Truth About the Drugs You’re Taking, the Sleep You’re Missing, the Sex You’re Not Having, and What’s Really Making You Crazy(Stronze lunatiche: tutta la verità sui farmaci che prendete, sul sonno che state perdendo, sul sesso che non praticate e su ciò che vi fa davvero diventare pazze).

«Le donne credono che l’essere umorali sia un problema e una debolezza, mentre la nostra sensibilità e la nostra emotività sono un bene prezioso e non un disturbo che deve essere curato.», osserva la Holland.

Quell’essere un po’ “pazzerelle” è un punto di forza che ci permette di avere empatia verso gli altri e di adattarci più facilmente a qualsiasi circostanza.

Tuttavia le sue teorie puntano soprattutto a una sconfortante statistica: in America una donna su quattro assume psicofarmaci mentre gli uomini che ne fanno uso sono uno su sette.

Si evince una certa differenza che, secondo la studiosa, influenza il modo in cui le case farmaceutiche realizzano e diffondono questo genere di medicinali.

«Li sperimentano sugli uomini e li vendono alle donne – sottolinea Holland – Ma l’uso inappropriato di questi medicinali non solo reprime un aspetto fondamentale dell’essere donna, ma può anche avere conseguenze negative sulla salute. Alcuni antidepressivi, ad esempio, possono provocare apatia, interferire con la vita sessuale, inibire la creatività e intorpidire i sentimenti fino anche ad ostacolare un eventuale innamoramento. Il cervello di una donna è diverso da quello di un uomo. È stato evolutivamente configurato per avere una maggior propensione alla comunicazione e al riconoscimento degli stati emotivi altrui, anche per meglio prendersi cura della prole e tutto questo ha radici biologiche, non si basa su un’ideologia pro o anti-femminista.»

Non si tratta dunque di essere influenzati dal nostro modo di essere o dalla cultura che conosciamo, queste informazioni provengono da numerose ricerche della neuropsichiatra Louann Brizendine, che in The female brain sostiene che tra il cervello di un uomo e quello di una donna c’è una diversa “cablatura”.

Una teoria su cui si è parecchio discusso, ci sottolinea giustamente l’Huffington Post.

Ergo si parla di studi e in parte (aggiungerei) anche di considerazioni personali che possono sempre essere smentite e non di verità assolute.

«Ci hanno insegnato a chiedere scusa per le nostre lacrime, a sopprimere la nostra rabbia e a nascondere le nostre paure per non essere chiamate isteriche e per compiacere qualcun altro – aggiunge Holland – Seguire una “buona dieta”, fare del “buon sesso” e del “buon esercizio fisico” e infine avere una “buona consapevolezza di sé è tutto ciò che serve per elevare il proprio stato d’animo e vivere pienamente la propria vita.»

Insomma non abbiate mai paura di esprimere voi stesse (questo vale anche per voi maschietti), sia negli aspetti positivi che in quelli negativi.

Nel corso degli anni ho imparato che crescendo non ho più avuto voglia di sforzarmi di essere sempre allegra ed estroversa, chi mi sta intorno o mi conosce apprezza di più la mia compagnia rispetto a quando cercavo di essere migliore o forzavo il mio essere riservata.

Questo non vuol dire giustificarsi o non cambiare, chiudersi in se stessi o non aver voglia di migliorarsi. Significa solo accettarsi. Essere chi siamo.

Che sia la festa della donna o qualunque altro giorno dell’anno è uno splendido regalo da fare a noi stessi e a chi ci sta vicino.

 

INGREDIENTI (PER 6 PERSONE)

  • 500 gr di farina 0
  • 80 ml di olio evo
  • 80 ml di acqua
  • 2 cucchiaini di sale

PER IL RIPIENO

  • 2 melanzane viola
  • 1 cipolla bianca
  • 6 pomodori maturi
  • 1 costa di sedano
  • 2 cucchiaini di zucchero
  • peperoncino fresco q.b.
  • sale e pepe q.b.

INOLTRE

  • latte di soia per spennellare
  • semi di papavero q.b.

PREPARAZIONE

Mondate le melanzane, tagliatele a cubetti per poi metterle in ammollo in una bacinella con acqua e sale, lasciatele spurgare per una mezz’oretta al massimo.

In un pentolino scaldate l’olio con l’acqua e non appena sfiorano il bollore, versateli in una terrina dove avrete sistemato la farina.

Lavorate il composto con una frusta per un paio di minuti, giusto il tempo di amalgamare tutti gli ingredienti e renderlo omogeneo (se necessario aggiungete altra acqua calda o viceversa altra farina).

Avvolgete il panetto nella pellicola e riponete in frigo per almeno un’ora.

Nell’attesa riprendete le melanzane, sciacquatele e asciugatele accuratamente; affettate la cipolla a julienne e i pomodori a cubetti.

Riuniteli in una casseruola, aggiungete anche qualche pezzetto di peperoncino fresco (o in polvere se preferite) quindi regolate di sale e pepe.

Lasciate cuocere a fuoco medio per circa 15 minuti o finché le verdure non si ridurranno quasi a una crema.

Riprendete la pasta e tiratela in una sfoglia di circa 3 mm quindi ritagliatela con un coppapasta rotondo di 8 cm.

Disponete al centro di ogni dischetto il ripieno ormai raffreddato, picchiettate i bordi con un goccio d’acqua e richiudetelo a metà formando una mezza luna.

Sigillate il bordo con i rebbi di una forchetta.

Infine spennellate le buricche con un goccio di latte e cospargetele di semi di papavero.

Infornate a 180° per circa 20 – 25 minuti finché non risulteranno ben dorate.

Se preferite potete boicottare il forno per friggerle in abbondante olio di semi!  😀

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