Parlami d’amore (pag. 300 – 301)

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Parlami d'amore

«C’è sangue malato dentro di me. A volte mi chiedo se anch’io sono destinato a finire come loro.»
Il labirinto di crepe striscia come un serpente sul soffitto e invade lentamente tutte le pareti.
Questa casa sta cadendo a pezzi.
«Tu ci credi nella predestinazione, Bene?»
Benedetta si sporge verso di me e mi dà un bacio. Poi mi guarda serpentina. «Hai mai desiderato di bucarti?» la sua voce apre dolcemente una crepa dentro di me.
Io sto cadendo a pezzi.
«Ho sempre pensato che facesse male il buco.»
I miei occhi si fissano in quelli di Benedetta, non posso più guardare intorno a me. Il labirinto si infittisce e io non so come uscire. Sono chiuso dentro questo labirinto.
Perso.
Mi scopro l’avambraccio e lo avvicino al bordo spigoloso della testiera del letto. Lentamente inizio a strusciare e a far scivolare la mia pelle su quella superficie di legno ruvido e secco.
«Una volta quand’ero piccolo ho visto mio padre in crisi d’astinenza da giorni correre come un pazzo in infermeria…»
La pressione del mio braccio nudo su quel mobile ruvido inizia a essere dolorosa.
«… l’ho visto mentre disperato cercava del metadone e metteva completamente a soqquadro l’infermeria. Era talmente violento che i medici avevano paura ad avvicinarsi. E l’ho visto quando disperato ha preso un ago qualunque e se lo è infilato lo stesso in vena. In quell’attimo il suo viso si è rilassato in una smorfia di piacere. E sembrava che quel dolore acuto gli stesse dando sollievo…»
Esistono volte in cui un dolore superficiale può portare a un piacere profondo.
Ora a una a una sento le schegge di quel mobile marcio infilarsi nel mio avambraccio.
Benedetta mi osserva immobile mentre continuo a raccontare e a strofinare il mio arto su quel mobile che si sta tingendo di rosso. Quelle schegge aprono crepe nel mio corpo, altre crepe che formano altri labirinti dai quali non riesco più a uscire.
La stanza intera ora si sta rimpicciolendo intorno a me.
E la ferita sanguina.
«… adesso mi rendo conto che a volte il dolore è talmente grande che devi poterlo vedere, che quando è fuori fa meno male di quando sta dentro.»
Il sangue dal mio braccio scivola sulla testiera del letto e inizia a gocciolare sul cuscino.
Il sangue. Il mio sangue. Il labirinto intorno e io che non riesco a respirare.
Rivolgo i miei occhi alla finestra.
Dove sei, Nicole?

– Parlami d’amore, Silvio Muccino e Carla Vangelista

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